Perché l'arte è un bene rifugio?
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Guerra economica, turbolenze dei mercati azionari, ritorno del protezionismo, crisi inflazionistica… Il contesto attuale porta con sé una serie di instabilità che colpiscono la salute economica mondiale. Risultato? Gli investitori si orientano verso asset in grado di resistere all’incertezza.
Se fino a poco tempo fa questo investimento alternativo sembrava riservato ai collezionisti, oggi si constata che il mercato dell’arte attrae sempre più investitori amatoriali.
Questa nuova situazione porta a porsi le seguenti domande: in cosa l’arte è diventata un asset strategico? Perché viene integrata nelle strategie di diversificazione durante i periodi di crisi? Le nostre risposte in questo articolo.
Definizione: cos'è un bene rifugio?
Si parla di bene o di “asset” per designare uno strumento finanziario che rappresenta un valore che si può scambiare al fine di ottenere un rendimento nel tempo. Gli asset possono assumere diverse forme: azione, obbligazione, conto di risparmio, immobiliare, criptovaluta, valuta, prodotto derivato, quota in un fondo…
Le caratteristiche degli asset rifugio tradizionali
Alcuni di questi asset sono classificati come beni rifugio. Le loro particolarità si riassumono in tre punti:
- Offrono stabilità e sicurezza;
- Preservano il capitale investito;
- Sono resilienti in tempi di crisi.
Tra i beni rifugio si trovano l’oro, le obbligazioni di Stato, alcune valute (franco svizzero, dollaro americano) e anche l’arte.
Perché gli investitori cercano questi asset in tempi di crisi?
Se gli investitori si rivolgono ai beni rifugio nei periodi di crisi, è principalmente per mettere al sicuro il proprio patrimonio.
In tempi normali, gli investitori cercano di massimizzare i loro rendimenti. Si orientano verso investimenti volatili, più rischiosi, con la promessa di guadagni elevati. Tra questi asset troviamo le criptovalute, i prodotti derivati, alcune valute esotiche… In questi casi, le perdite potenziali generate da un asset sono compensate dai guadagni ottenuti altrove.
Al contrario, in tempi di incertezza, questi stessi investitori cercano di minimizzare i loro rischi. Si orientano verso asset più affidabili per proteggere il loro patrimonio. Scelgono beni rifugio, poco sensibili alla congiuntura economica. Meno rischiosi, questi investimenti più stabili sono anche meno redditizi, sebbene alcuni conservino il loro valore nel tempo. E tra questi beni rifugio, si registra un rinnovato interesse per l’investimento artistico, caratterizzato da una bassa volatilità.

L'arte: un asset tangibile con caratteristiche specifiche
L’arte come investimento si distingue per la sua materialità e per la sua decorrelazione dai mercati finanziari. Non seguendo i cicli finanziari tradizionali, rappresenta un vantaggio strategico in periodi di incertezza. Ma investire in arte significa anche vivere un’esperienza emozionale.
Le specificità del mercato dell'arte
L’arte appartiene alla categoria degli asset alternativi tangibili. In altre parole, si tratta di un bene materiale, fisico, che si può possedere. Sebbene sia possibile anche investire nell’arte senza detenere fisicamente l’opera (attraverso investimenti in club deal), l’arte rimane un investimento finanziario che segue regole proprie. Esempio: il valore di un’opera dipende dalla quotazione dell’artista, dalla sua storia, e non da una quotazione di Borsa o da un impatto macroeconomico.
Un mercato mondiale stabile da 20 anni
Nonostante queste caratteristiche specifiche, il mercato dell'arte mondiale mostra una forte stabilità anno dopo anno. Secondo il rapporto Art Basel & UBS, The Art Market Report 2025, sebbene sia stato notato un leggero calo del 12% rispetto al 2023, questo mercato ha comunque generato 57,5 miliardi di dollari nel 2024. Si distingue per la sua stabilità, poiché negli ultimi 20 anni ha generato tra i 50 e i 70 miliardi di dollari all’anno. Questo interesse si manifesta in tre aspetti:
- Un’internazionalizzazione degli acquirenti;
- Una digitalizzazione delle vendite (20% di tutte le transazioni);
- Un interesse per gli asset tangibili e i beni rifugio.
Avvertenza: i rendimenti passati non sono garanzia di rendimenti futuri. L'investimento in asset non quotati può comportare il rischio di perdita parziale o totale del capitale investito.

L'arte è considerata un bene rifugio: perché?
Meno soggetto alle fluttuazioni economiche rispetto ad altri asset tradizionali, l’investimento in arte permette agli investitori di resistere alla volatilità dei mercati, ma anche di proteggersi contro l’inflazione.
Resistenza alla volatilità dei mercati finanziari
In caso di crisi economica, come già detto, gli investitori riorientano i loro investimenti verso asset meno rischiosi. Durante la crisi economica del 1929, ad esempio, invece di optare per titoli azionari, gli investitori si rifugiarono nell’oro. Risultato? Il prezzo dell’oncia passò da 21 dollari nel 1929 a 35 dollari nel 1934. L’arte risponde a una dinamica simile. Le opere d’arte resistono perché non sono quotate in Borsa. Un fenomeno analogo è stato osservato durante la crisi finanziaria del 2008: alcune opere hanno mantenuto il loro prezzo nonostante la recessione, segno della resilienza del mercato in tempi d’incertezza.
Nonostante un calo delle transazioni globali nel mercato dell’arte a seguito della crisi del 2008, le opere di artisti fondamentali che rispondono ai criteri di valorizzazione del mercato (stato di conservazione, provenienza, importanza storica) hanno continuato a performare. Ad esempio, la vendita da Christie’s della Collezione Yves Saint Laurent e Pierre Bergé ha totalizzato quasi 380 milioni di euro di transazioni nel febbraio 2009. Il lotto di punta della vendita, un dipinto di Henri Matisse, Les coucous, tapis bleu et rose (1911), ha raggiunto i 35 milioni di euro, quasi tre volte la stima minima.
Protezione dall'inflazione
Dal punto di vista monetario, investire nell’arte rappresenta una strategia pertinente. In periodo di inflazione, i beni rari sono considerati “valori sicuri”. Un esempio significativo ci arriva dagli anni ’70: dopo gli shock petroliferi e l’elevata inflazione, gli investitori si orientarono all’arte. Il British Rail Pension Fund (ex fondo pensione britannico) investì, ad esempio, il 3% dei suoi asset in opere d’arte. Quindici anni più tardi, il fondo aveva generato un rendimento medio annuo del 13%, mentre l’inflazione oscillava tra il 3% e il 17% all’epoca.
Diversificazione del patrimonio
Infine, ogni investitore lo sa: “Non bisogna mai mettere tutte le uova nello stesso paniere”. Al contrario, per diluire il rischio e trovare un buon equilibrio, gli investitori diversificano i loro investimenti. Prendiamo ad esempio un investitore che possiede azioni in Borsa, beni immobili, criptovalute e quote in un’opera d’arte. Il suo portafoglio sarà meglio bilanciato, perché in caso di perdita su uno degli asset, il naturale apprezzamento di un altro lo compenserà. L’arte permette quindi di diversificare il portafoglio aggiungendo una dimensione emotiva al patrimonio.
I limiti e le precauzioni dell'investimento in arte
Considerato come un bene rifugio, l’investimento artistico resta comunque un investimento specifico. L’arte implica immergersi nella comprensione di un mercato complesso, e richiede l’acquisizione di alcune competenze.
La questione della scarsa liquidità e della soggettività del valore
Quando si prende in considerazione un asset, è importante parlare della sua liquidità, cioè della facilità con cui può essere scambiato. Nel caso dell’arte, il limite principale riguarda la bassa liquidità di questo tipo di bene. Un’opera d’arte non si compra e non si rivende da un giorno all’altro. Per scambiare questi beni, bisogna prima stabilire il giusto prezzo, identificare un canale di rivendita adatto, trovare un acquirente interessato…

Successivamente entra in gioco la dimensione soggettiva. Il valore oggettivo è più difficile da quantificare, e risponde a meccanismi differenti rispetto a quelli di un’azione con prezzo fissato dal mercato. Il valore di un’opera dipende infatti da criteri intangibili (notorietà, mode, contesto culturale).
L’importanza dell’expertise e dei canali di acquisto affidabili
Il mondo dell’arte può sembrare complesso a prima vista. A differenza di asset più strutturati, i rischi di contraffazione, truffe o valutazioni errate esistono e non devono essere sottovalutati. Ecco perché gli investitori seguono generalmente diverse fasi:
- Rivolgersi a canali di acquisto riconosciuti: gallerie, case d’asta, piattaforme specializzate, società di consulenza in investimenti…
- Verificare la tracciabilità dell’opera: provenienza, certificato di autenticità, storico delle vendite…
- Farsi affiancare da uno specialista: mercante, collezionista, advisor, storico dell’arte…
Regime fiscale e costi di detenzione
Una volta adottate le giuste pratiche, anche il regime fiscale non va trascurato. La legislazione italiana, ad esempio, tassa le plusvalenze sulle rivendite di opere d’arte tra il 5% e il 22% in caso di reddito d'impresa. È inoltre fondamentale tenere presente che ci sono dei costi associati all’acquisto di opere d’arte: conservazione, assicurazione, manutenzione, stoccaggio sicuro, restauro…. Dunque, prima di investire nell’arte, è essenziale includere questi elementi nel calcolo del rendimento netto.
Investire nell'arte oggi: quali modalità, per quali profili?
L’investimento nell’arte soffre ancora dell’immagine stereotipata del collezionista esperto, che si basa esclusivamente su gusto e intuizione. Tuttavia, la digitalizzazione ha reso questo mercato più accessibile, creando nuovi profili di investitori.
Acquisto diretto vs investimento collettivo (club deal)
Il formato più tradizionale rimane quello dell'acquisto diretto: un investitore acquista un’opera e la detiene fisicamente. Questo tipo di investimento crea un legame unico con l’oggetto e garantisce pieno controllo nella sua gestione (conservazione, assicurazione, rivendita).

Una seconda modalità si è diffusa negli ultimi anni: gli investimenti collettivi, noti anche come club deals. Questo metodo consente di unirsi ad altri per acquisire, in più persone, un’opera di grande valore. I suoi vantaggi?
- Accessibilità
- Suddivisione dei costi
- Diversificazione su più opere
- Accesso ad opere maggiori
- Gestione affidata a specialisti
Nota: questa modalità non prevede la detenzione fisica dell’opera.
Acquisire opere d'arte: per quali profili di investitori?
I cambiamenti del settore hanno fatto emergere nuove categorie di acquirenti. Oggi si distinguono quattro grandi profili di investitori:
- I collezionisti appassionati, motivati dall’estetica ma desiderosi di costruire una collezione che garantisca stabilità patrimoniale.
- I diversificatori, spinti dalla ricerca di equilibrio e gestione del rischio.
- I giovani professionisti o imprenditori, attratti dalla sicurezza e dalle modalità d’investimento innovative.
- Le famiglie e gli eredi, motivati dalla volontà di trasmettere un patrimonio artistico alle generazioni future.
Conclusione: l'arte, un bene rifugio con caratteristiche uniche
In sintesi, l’arte come investimento finanziario si impone oggi come un bene rifugio in tempi di incertezza. Resistente alle turbolenze dei mercati finanziari e protettiva contro l’inflazione, l’arte resta però un mercato complesso da affrontare. Prima di iniziare, gli investitori devono essere prudenti, formarsi adeguatamente e scegliere le strategie più adatte alla propria situazione e ai propri obiettivi patrimoniali.